PRESENTAZIONE
Questo bellissimo testo che Eliot scrisse nel '35, prendendo a pretesto l'uccisione dell'Arcivescovo di Canterbury Thomas Becket, avvenuta nel 1170, si avvicina - per struttura drammaturgica e per il senso d'attesa di misteriosi e terribili eventi - alle tragedie antiche. Un solo personaggio, Becket appunto, alle prese con il conflitto interiore del martire di fronte alla morte imminente e poi cori di sacerdoti, tentatori, cavalieri e donne di Canterbury che ne sottolineano i passaggi, parlando per suo conto, soffrendo per lui, agendo perché lui possa non agire, privi di sviluppi psicologici autonomi, evidenti proiezioni della sua coscienza. E come in ogni antica tragedia che si rispetti, l'azione scenica è ridotta al minimo, e pur essendo nel crescendo drammatico dell'avvicinarsi dell'evento, lo spazio è lasciato ai motivi della sofferenza, al dibattito psicologico, al rimando a parole ed immagini altamente evocative. Questo allestimento si è basato essnezialmente su un percorso di eccezionale interesse emotivo e immaginativo, senza troppa attenzione a contaminazioni musicali o di costume; per nulla teso alla ricostruzione storica - che sarebbe, comunque, di ben scarso interesse - nel tentativo, invece, di condividere i risultati di una ricerca nell'oscuro universo dei nostri indefiniti timori, da sempre peregrini tra la terra e il cielo, tra la carne e lo spirito, tra il tempo e l'eternità...